Online gli Atti del Comando Generale Corpo Volontari della Libertà

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In occasione del 77° anniversario della Liberazione, la Fondazione CVL propone ai visitatori del sito la possibilità di sfogliare la versione pdf dell’ormai rarissimo volume in cui furono raccolti gli Atti del Comando Generale Corpo Volontari della Libertà, pubblicato nel 1946 dalla Presidenza del Consiglio a cura dell’Ufficio Storico per la guerra di Liberazione.

Il libro testimonia la determinazione da parte delle istituzioni della nuova Italia democratica che stava nascendo di dare conto dei processi attraverso i quali le forze politiche che – unitariamente – avevano dato vita alla lotta contro il nazifascismo, erano riuscite anche nell’intento di trasformare l’intero movimento resistenziale in un vero e proprio esercito di popolo. Il Comitato di Liberazione Nazionale-Alta Italia attraverso la formazione, il 9 giugno 1944, del Comando Generale per l’Italia Occupata del Corpo Volontari della Libertà, mirava all’obiettivo di costituire un organo di effettiva direzione militare per coordinare le azioni delle formazioni partigiane “in legame con le grandi operazioni degli Eserciti Alleati”.

La pubblicazione del 1946 è aperta significativamente da uno schema grafico, una sorta di mappa, che fotografa l’organico del Corpo nelle regioni del Norditalia ancora occupate dai nazifascisti, dalla Zona Valsesia all’Emilia-Romagna, e dalla composizione del Comando Generale che ne guidava l’azione.

Il Comandante era il Gen. Raffaele Cadorna (Valenti), Vice Comandanti Luigi Longo (Gallo, Italo) e Ferruccio Parri (Maurizio), Capo di Stato Maggiore Giovanni Battista Stucchi (Noris), con due Vice Capo S.M. cioè Enrico Mattei (Este) e Mario Argenton (Zoppi). Questa la “formazione ufficiale” annunciata e certificata in apertura del volume, tenendo in considerazione il fatto che nei mesi cruciali della battaglia per la libertà, le operazioni militari, le missioni oltre la linea del fronte e all’estero, i contatti diretti con gli alleati, ma anche la rigida clandestinità, i rastrellamenti e gli arresti, costrinsero ad operare alcune temporanee sostituzioni nel “sestetto base”.

Scorrendo le pagine scansionate del libro – da oggi a disposizione on line per i lettori interessati – dai documenti originali si potrà analizzare la struttura dell’Organizzazione interna, con la suddivisione in Sezioni operative, dai sabotaggi, all’Ufficio informazioni, agli aviorifornimenti, alla mobilitazione, al Servizio Sanitario. Poi, tra gli innumerevoli aspetti di grande rilievo, vanno segnalati in modo particolare lo studio e l’indicazione degli obiettivi delle insurrezioni nelle città, l’inquadramento di nuovi elementi e giovani sfuggiti alla deportazione, il trattamento da riservare ai prigionieri, l’amministrazione della giustizia nelle formazioni partigiane, la funzione del Commissario Politico, la determinazione del grado militare e l’utilizzo dei distintivi, gli “specchi” delle forze a disposizione delle singole Zone di Comando sul territorio, il controspionaggio, gli organi e i giornali clandestini e murali stampati nelle varie unità, gli ultimatum a tutti gli appartenenti alle Forze Armate di “cessare di prestare obbedienza ai comandi dell’invasore tedesco”, le istruzioni per la difesa del grano dai tentativi di rapina nazista, la costituzione di Distaccamenti Femminili nelle Brigate, l’uso e il significato delle denominazioni G.A.P. e S.A.P.

E ancora, man mano che trascorrevano i mesi e la Liberazione appariva più vicina: la creazione di pattuglie di sciatori e reparti per la guerriglia alpina in previsione della ritirata nemica verso i confini, i piani per l’occupazione delle città ancor prima dell’arrivo delle forze alleate, la lettera agli industriali e ai dirigenti per “salvare il nostro lavoro di domani” ed “evitare l’ultimo saccheggio nazifascista” con “apposite squadre interne di fabbrica, coordinate dalle organizzazioni politiche e militari competenti”, la diffusione alle formazioni dei comunicati di riconoscimento alleato al contributo dei partigiani, le disposizioni sul conferimento di ricompense al Valore da attribuire ai Patrioti, il trasferimento della Bandiera nazionale del C.V.L. dal Comando regionale piemontese, dove era tenuta in custodia, alla sede del Comando Generale.

È da evidenziare a parte la richiesta del Comando Generale, già in data 17 agosto 1944, che esprime “il desiderio di tutti i combattenti che il Corpo Volontari della Libertà sia integrato come tale nel nuovo esercito nazionale italiano e combatta a fianco degli alleati fino alla definitiva vittoria”. La chiara manifestazione di questa volontà corale dei partigiani, documentata nel volume che proponiamo, costituisce pertanto il seme dal quale germoglierà nel dopoguerra la legge che stabilì il riconoscimento giuridico dei Volontari della Libertà “come Corpo militare organizzato inquadrato nelle Forze armate dello Stato”.

Emilio Ricci
Presidente Fondazione CVL